L’io e la contemplazione

Vi siete mai chiesti quando e dove nasce lo yoga? E quale sia il principio alla base dello yoga stesso? Bé, forse no ma velo dico io: l’Io è il principio base dello yoga che possiamo definire come pratica filosofica vedica.

Lo yoga, infatti,  è una disciplina molto antica, nata in India tra il 3000 e il 1800 a.C. e affonda le sue radici proprio nella millenaria filosofia vedica, che a sua volta è alla base di tradizioni tra cui l’induismo, il buddhismo e il tantra.

I Veda sono un’antichissima raccolta di testi sacri scritti in sanscrito vedico ed appartenevano ai popoli arii, popolazione che invase l’India settentrionale intorno al XX secolo a.C. I Veda sono i testi costituenti di quella religione che oggi prende il nome di Induismo.

La parola yoga deriva dal termine sanscrito yuj, che significa “unire”, “unione” poiché il significato profondo dello yoga è la riconciliazione tra i due opposti, è l’equilibrio degli opposti, è l’unione di corpo e mente, di carne e spirito, la ricongiunzione degli individui tra loro e dell’individuo con la coscienza universale.

Ecco  perché dico che l’Io è al centro di questa filosofia, o meglio, l’Io è al centro di qualsiasi filosofia dalla nascita dei tempi.

L’Io, in filosofia, è il principio della soggettività, attività di pensiero a cui è stato riconosciuto un valore particolare poiché è il fulcro stesso della riflessione filosofica.

L’Io è un concetto antichissimo e corrisponde al momento in cui pensante e pensato sono presenti al pensiero come la medesima realtà. Ciò che permette la riconciliazione di pensante e pensato è la riflessione: nel momento in cui mi trovo a riflettere su di me,  il soggetto (cioè  me medesimo ) e l’oggetto della mia riflessione ( ciò a cui il soggetto rivolge la sua attenzione ) coincidono. È a questo che vuole portare lo yoga: attraverso esercizi fisici, di respirazione e di concentrazione cerca di ricongiungere l’individuo con le sue parti più profonde e di collegarlo alla terra, al momento presente, perché è solo dal momento attuale, dall’hic et nunc che possiamo ripartire per una presa di coscienza che disveli il mondo esteriore ed interiore.

 

L’io, la contemplazione e la ricerca del sé

 

Arthur Schopenhauer, filosofo dell’800, fuse elementi della filosofia occidentale con elementi della filosofia orientale buddhista ed induista ed elaborò la teoria del “velo di maya”. Per Schopenhauer  ciò che viviamo, ciò che esperiamo – il cosiddetto fenomeno – è ingannevole, cioè le cose della nostra vita non si mostrano per quelle che sono ma per quello che noi desideriamo e vogliamo che siano. Vi è un “velo di maya” – definito così dal filosofo – che oscura la realtà delle cose e non ci permette di conoscere veramente. Al di là del velo di Maya c’è la realtà vera verso la quale l’uomo si interroga. L’unico modo che l’uomo ha per estirpare questo velo e raggiungere la verità è guardarsi ed esperirsi dal di dentro, viversi dal di dentro. Ciò che guida l’uomo nel suo agire e nel suo vivere è la “volontà”, che non è solo volontà individuale ma anche e soprattutto volontà universale. Il momento della riconciliazione tra volontà individuale e volontà universale è il momento più alto della vita dell’uomo ed è pertanto quasi irraggiungibile; richiede uno sforzo immenso di capacità critica verso se stessi e il mondo e una grandissima capacità di concentrazione, attenzione e riflessione.

Un altro filosofo dell’antichità greca vissuto nel 200 a.C. Plotino afferma che solo chi esercita la “contemplazione” è Uno e fa tutt’uno con il proprio corpo. La contemplazione viene definita come il fine di ogni azione e come qualcosa a cui punta il momento presente.

Ogni cosa è pienamente se stessa quando è “una”, quando non si frantuma e non si disperde in una molteplicità eterogenea, e la contemplazione serve proprio a questo.

 

Lo yoga e la consapevolezza del sé

 

Tutto questo excursus filosofico è stato fatto per ricordare come gli antichi filosofi orientali ed occidentali, e poi la filosofia successiva, abbiano sempre dato importanza alla riflessione, alla meditazione e alla contemplazione intese come pratica filosofica, l’unica in grado di unire il singolo all’universale, andando a ritrovare il vero sé.

Ecco perché diventa importante la pratica yogica, poiché si tratta di un percorso di crescita personale che porta alla consapevolezza di sé, all’armonia con noi stessi e con ciò che ci circonda.

Francesca Giannaccini

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